Partecipazione della classe III A, scuola sec. I grado
alla presentazione del libro “Il mio
nome è Brian - Storia di un autismo”
Tra motti e
slogan, attraversiamo giornate dell’anno che trattano temi inclusivi, ma quanto
realmente li rendiamo vivi e presenti nel nostro fare quotidiano?
Così, a ridosso della ormai celebre “Giornata dei calzini
spaiati” che si festeggia il 4 febbraio, e in vista della Giornata Mondiale
della Consapevolezza sull’Autismo (2 aprile 2022), è importante sottolineare
quanto sia fondamentale, tutti i giorni, ricordare la bellezza della
diversità nella sua unicità. Sempre.
Per questo, bisogna sollecitare la partecipazione ad eventi
significativi che informano e formano tutti, grandi e piccoli, proprio come è
accaduto mercoledì 15 dicembre 2021 dalle ore 17:00 in occasione della presentazione
del libro “Il mio nome è Brian - Storia di un autismo”, scritto da Valentina
BriBre Esposito.
All’evento, tenutosi presso il Centro Famiglie “Collina degli Angeli” di Reggio Calabria (gestito dall’Associazione “Tra Noi”), la prof.ssa Giuseppina Iracà, accompagnata da una ricca rappresentanza della classe III A (indirizzo strumento musicale) della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo “Corrado Alvaro” di Melito di Porto Salvo, ha avuto modo di riportare la sua esperienza di docente di sostegno grazie anche all’ausilio degli alunni.
Il dolce suono del violino di Giuseppe
A. Romeo ha aperto l’incontro: le note di “My heart will go on” hanno
commosso il pubblico presente nella sala “Don Sebastiano Plutino”, ma anche chi
era connesso a distanza tramite la condivisione della diretta Facebook.
La Dr.ssa Maria Daniela Rossi, membro dell’Associazione
“Lo scrigno di Giada” e coordinatrice del Centro Famiglie “La Collina degli
Angeli” ha introdotto il tema dell’autismo e più in generale della disabilità, moderando
il dialogo e il confronto tra i relatori e gli ospiti presenti che hanno avuto
modo di riflettere su importanti temi affrontati all’interno del libro scritto
da Valentina, madre di Brian e Brenda e che volutamente decide di chiamarsi
BriBre, riprendendo le iniziali dei nomi dei suoi figli. Brian è un bambino al
quale è stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico all’età di tre
anni. La sua storia è raccontata con grande coinvolgimento, portando il lettore
a sfogliare ogni pagina con la curiosità di capire cosa accadrà, con la rabbia
dei mille “perché?” in questa società sia necessario lottare per vedere
trionfare i diritti di una persona con disabilità, con la lacrima per
l’ennesimo ostacolo da superare e con il sorriso di un obiettivo finalmente raggiunto.
Grazie all’ intervento della dott.ssa Isabella Ripepi,
psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, si è riflettuto sul ruolo
dei genitori. Essi devono gestire diversi ambiti di criticità (organizzativi,
economici, ecc.) tra emozioni e pensieri che mettono fortemente in difficoltà
il loro essere educatori e guida sicura. Si è ricordata la citazione del Coach
Elaine Hall, ripresa dalla nota di apertura dell’Editore, che afferma: “Ci
vuole un villaggio per crescere un bambino. Ci vuole un bambino con autismo per
elevare la coscienza del paese” proprio per sottolineare la mancanza di una
guida necessaria per il genitore che deve saper essere, innanzitutto,
consapevole della disabilità del figlio.
Nella speranza che possa crearsi una vera squadra d’aiuto,
l’intervento dell’ Avv. Emily Amantea (in collegamento da Cosenza),
presidente dell’Associazione Italiana Persone Down (AIPD) e consigliera della
FISH, riporta il suo vissuto di madre di un bambino con Sindrome di Down,
mettendo in evidenza quanto sia importante la formazione, affinché ci sia quel
sapere di base che possa consentire di compiere i giusti passi e le opportune
azioni al fine di avviare un reale processo di inclusione.
E questo processo deve necessariamente
coinvolgere la scuola. Da qui, prende avvio la riflessione della prof.ssa
Giuseppina Iracà sul ruolo del docente di sostegno, specializzato, che
assume la contitolarità di cattedra della classe in cui opera e attua
interventi inclusivi attraverso strategie didattiche specifiche.
Dopo aver riportato i saluti della
Dirigente dell’Istituto Comprensivo “Corrado Alvaro” di Melito di Porto Salvo,
la prof.ssa Antonella Borrello, l’insegnante si è soffermata sul concetto che
ad oggi trova ancora difficoltà di accettazione: il docente di sostegno lavora non
solo sul singolo alunno con disabilità, ma in classe, per la classe, perchè
l’obiettivo per tutti e per ciascuno è raggiungere il proprio successo
formativo, al fine di raggiungere l’auto-realizzazione.
Le sue parole trovano concretezza nella presentazione
dell’esperienza interdisciplinare di sensibilizzazione sull’autismo condotta
nel plesso della scuola secondaria di primo grado di Melito di Porto Salvo con
il coordinamento della prof.ssa Ida Plutino, responsabile della funzione
strumentale di sostegno e inclusione. Durante lo scorso anno scolastico, molte
classi dell’istituto si sono impegnate per decorare una parete speciale e
unica. Al centro di un puzzle colorato con le diverse gradazioni dell’azzurro,
emerge la citazione di Roberto Benigni “Abbiamo una cosa in comune: siamo
tutti diversi” circondata da calligrammi di farfalle che contengono le
parole chiave che raccontano i pro e i contro di una storia sulla disabilità. A
dar voce a cosa può provare una persona con autismo, ci ha provato l’alunna Gisella
Orlando che ha recitato la poesia “Ti racconto di me”, da lei
scritta durante l’attività di sensibilizzazione attivata in classe. I suoi
versi affiancano il grande puzzle e sono circondati da un volo di farfalle
bidimensionali e dall’ “esplosione” di altre realizzate con la tecnica
tridimensionale dell’origami.
Avviandosi verso le conclusioni, importante è stato il
contributo di Margherita Guglielmino, responsabile Editoriale della Carthago
Edizioni, che ha apprezzato la presenza dei giovani alunni e delle rispettive
famiglie che hanno popolato e arricchito l’incontro. Dalla considerazione sul
concetto di “normalità”, afferma la volontà di voler far conoscere il libro “Il
mio nome è Brian- Storia di un autismo” negli ambienti istituzionali,
raccontando anche i tentativi e la mancanza di ascolto da parte di scuole e
comuni.
L’autrice stessa, Valentina BriBre ha voluto
rivolgere i suoi saluti finali e il suo ringraziamento per la partecipazione,
anche a fronte della situazione pandemica del periodo. Nell’osservazione del
giovane violinista che ha aperto i lavori pomeridiani, ha riconosciuto come è
possibile superare le difficoltà, ammettendo che spesso ci si pongono ed
impongono troppi limiti. La voglia di comunicare e di non sentirsi sola sono
stati i fattori determinanti che le hanno dato la giusta motivazione per poter
“mettere nero su bianco” e scrivere un libro che diviene un diario, il racconto
di una storia vera fatta di attese e speranze, ansie e paure. Pagine rivolte
alle madri, a chi combatte tutti i giorni per poter capire come dare l’aiuto
migliore al proprio figlio, districandosi tra burocrazie e cambiamenti.
Questo libro
non può essere solo carta stampata silente, ma deve divenire voce parlante,
affinché le famiglie possano conoscersi, comprendersi e fare rete per portare al
raggiungimento dei diritti dei loro figli, apparentemente così scontati. Ma
questa voce deve essere anche ascoltata da chi opera all’interno della società
ed in diversi ambiti, perché bisogna educare al rispetto della persona nella
sua unicità, partendo proprio dalla sensibilizzazione dei più piccoli.
Tra emozioni, pensieri e parole, nel tripudio dei saluti e
dei ringraziamenti, un pensiero speciale va all’autrice che ci ricorda quanto
sia importante dire “Grazie alla disabilità per avermi donato nuovi sguardi.”
Giuseppina Iracà
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