giovedì 10 febbraio 2022

Dalla diversità all’unicità, tra le pagine di una storia vera d’autismo - Classe 3A, Plesso Alvaro

Partecipazione della classe III A, scuola sec. I grado

alla presentazione del libro “Il mio nome è Brian - Storia di un autismo”


Tra motti e slogan, attraversiamo giornate dell’anno che trattano temi inclusivi, ma quanto realmente li rendiamo vivi e presenti nel nostro fare quotidiano?

Così, a ridosso della ormai celebre “Giornata dei calzini spaiati” che si festeggia il 4 febbraio, e in vista della Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo (2 aprile 2022), è importante sottolineare quanto sia fondamentale, tutti i giorni, ricordare la bellezza della diversità nella sua unicità. Sempre.

Per questo, bisogna sollecitare la partecipazione ad eventi significativi che informano e formano tutti, grandi e piccoli, proprio come è accaduto mercoledì 15 dicembre 2021 dalle ore 17:00 in occasione della presentazione del libro “Il mio nome è Brian - Storia di un autismo”, scritto da Valentina BriBre Esposito.

All’evento, tenutosi presso il Centro Famiglie “Collina degli Angeli” di Reggio Calabria (gestito dall’Associazione “Tra Noi”), la prof.ssa Giuseppina Iracà, accompagnata da una ricca rappresentanza della classe III A (indirizzo strumento musicale) della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo “Corrado Alvaro” di Melito di Porto Salvo, ha avuto modo di riportare la sua esperienza di docente di sostegno grazie anche all’ausilio degli alunni.

Il dolce suono del violino di Giuseppe A. Romeo ha aperto l’incontro: le note di “My heart will go on” hanno commosso il pubblico presente nella sala “Don Sebastiano Plutino”, ma anche chi era connesso a distanza tramite la condivisione della diretta Facebook.

 


La Dr.ssa Maria Daniela Rossi, membro dell’Associazione “Lo scrigno di Giada” e coordinatrice del Centro Famiglie “La Collina degli Angeli” ha introdotto il tema dell’autismo e più in generale della disabilità, moderando il dialogo e il confronto tra i relatori e gli ospiti presenti che hanno avuto modo di riflettere su importanti temi affrontati all’interno del libro scritto da Valentina, madre di Brian e Brenda e che volutamente decide di chiamarsi BriBre, riprendendo le iniziali dei nomi dei suoi figli. Brian è un bambino al quale è stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico all’età di tre anni. La sua storia è raccontata con grande coinvolgimento, portando il lettore a sfogliare ogni pagina con la curiosità di capire cosa accadrà, con la rabbia dei mille “perché?” in questa società sia necessario lottare per vedere trionfare i diritti di una persona con disabilità, con la lacrima per l’ennesimo ostacolo da superare e con il sorriso di un obiettivo finalmente raggiunto.

Grazie all’ intervento della dott.ssa Isabella Ripepi, psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, si è riflettuto sul ruolo dei genitori. Essi devono gestire diversi ambiti di criticità (organizzativi, economici, ecc.) tra emozioni e pensieri che mettono fortemente in difficoltà il loro essere educatori e guida sicura. Si è ricordata la citazione del Coach Elaine Hall, ripresa dalla nota di apertura dell’Editore, che afferma: “Ci vuole un villaggio per crescere un bambino. Ci vuole un bambino con autismo per elevare la coscienza del paese” proprio per sottolineare la mancanza di una guida necessaria per il genitore che deve saper essere, innanzitutto, consapevole della disabilità del figlio.

Nella speranza che possa crearsi una vera squadra d’aiuto, l’intervento dell’ Avv. Emily Amantea (in collegamento da Cosenza), presidente dell’Associazione Italiana Persone Down (AIPD) e consigliera della FISH, riporta il suo vissuto di madre di un bambino con Sindrome di Down, mettendo in evidenza quanto sia importante la formazione, affinché ci sia quel sapere di base che possa consentire di compiere i giusti passi e le opportune azioni al fine di avviare un reale processo di inclusione.

E questo processo deve necessariamente coinvolgere la scuola. Da qui, prende avvio la riflessione della prof.ssa Giuseppina Iracà sul ruolo del docente di sostegno, specializzato, che assume la contitolarità di cattedra della classe in cui opera e attua interventi inclusivi attraverso strategie didattiche specifiche.

Dopo aver riportato i saluti della Dirigente dell’Istituto Comprensivo “Corrado Alvaro” di Melito di Porto Salvo, la prof.ssa Antonella Borrello, l’insegnante si è soffermata sul concetto che ad oggi trova ancora difficoltà di accettazione: il docente di sostegno lavora non solo sul singolo alunno con disabilità, ma in classe, per la classe, perchè l’obiettivo per tutti e per ciascuno è raggiungere il proprio successo formativo, al fine di raggiungere l’auto-realizzazione.

Le sue parole trovano concretezza nella presentazione dell’esperienza interdisciplinare di sensibilizzazione sull’autismo condotta nel plesso della scuola secondaria di primo grado di Melito di Porto Salvo con il coordinamento della prof.ssa Ida Plutino, responsabile della funzione strumentale di sostegno e inclusione. Durante lo scorso anno scolastico, molte classi dell’istituto si sono impegnate per decorare una parete speciale e unica. Al centro di un puzzle colorato con le diverse gradazioni dell’azzurro, emerge la citazione di Roberto Benigni “Abbiamo una cosa in comune: siamo tutti diversi” circondata da calligrammi di farfalle che contengono le parole chiave che raccontano i pro e i contro di una storia sulla disabilità. A dar voce a cosa può provare una persona con autismo, ci ha provato l’alunna Gisella Orlando che ha recitato la poesia “Ti racconto di me”, da lei scritta durante l’attività di sensibilizzazione attivata in classe. I suoi versi affiancano il grande puzzle e sono circondati da un volo di farfalle bidimensionali e dall’ “esplosione” di altre realizzate con la tecnica tridimensionale dell’origami.






Dall’emozionante lettura del componimento delle giovane allieva, si è passati all’esperienza viva e vera della dott.ssa Cinzia Nava, presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione Calabria, che traendo spunto dalle parole del libro, ha esposto il suo pensiero sul superamento di molte barriere, non solo fisiche, ma anche mentali e comportamentali. Ricordando le difficoltà subite da bambina e adolescente, fino all’età adulta, afferma che “La disabilità è una condizione di idee, di regole, di schemi, che pongono le persone che non vivono nessuna forma di disagio (...) perchè il vero processo di inclusione dovrebbe essere indirizzato a chi non conosce la disabilità”. In fin dei conti, siamo tutti “persone” e da ciascuna persona bisogna apprezzare le qualità, le caratteristiche nella sua unicità.

Avviandosi verso le conclusioni, importante è stato il contributo di Margherita Guglielmino, responsabile Editoriale della Carthago Edizioni, che ha apprezzato la presenza dei giovani alunni e delle rispettive famiglie che hanno popolato e arricchito l’incontro. Dalla considerazione sul concetto di “normalità”, afferma la volontà di voler far conoscere il libro “Il mio nome è Brian- Storia di un autismo” negli ambienti istituzionali, raccontando anche i tentativi e la mancanza di ascolto da parte di scuole e comuni.

L’autrice stessa, Valentina BriBre ha voluto rivolgere i suoi saluti finali e il suo ringraziamento per la partecipazione, anche a fronte della situazione pandemica del periodo. Nell’osservazione del giovane violinista che ha aperto i lavori pomeridiani, ha riconosciuto come è possibile superare le difficoltà, ammettendo che spesso ci si pongono ed impongono troppi limiti. La voglia di comunicare e di non sentirsi sola sono stati i fattori determinanti che le hanno dato la giusta motivazione per poter “mettere nero su bianco” e scrivere un libro che diviene un diario, il racconto di una storia vera fatta di attese e speranze, ansie e paure. Pagine rivolte alle madri, a chi combatte tutti i giorni per poter capire come dare l’aiuto migliore al proprio figlio, districandosi tra burocrazie e cambiamenti.

Questo libro non può essere solo carta stampata silente, ma deve divenire voce parlante, affinché le famiglie possano conoscersi, comprendersi e fare rete per portare al raggiungimento dei diritti dei loro figli, apparentemente così scontati. Ma questa voce deve essere anche ascoltata da chi opera all’interno della società ed in diversi ambiti, perché bisogna educare al rispetto della persona nella sua unicità, partendo proprio dalla sensibilizzazione dei più piccoli.

Tra emozioni, pensieri e parole, nel tripudio dei saluti e dei ringraziamenti, un pensiero speciale va all’autrice che ci ricorda quanto sia importante dire “Grazie alla disabilità per avermi donato nuovi sguardi.”

Giuseppina Iracà





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